Si propone, come scopo, la promozione sotto ogni forma dello sviluppo culturale, turistico, sociale, naturalistico e sportivo dilettantistico del territorio della Val Bisenzio.
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Un ringraziamento speciale a chi ha collaborato per foto, testi e suggerimenti:
La “valle onde il Bisenzio si dichina”, la descrive così Dante Alighieri nella sua divina Commedia, la Val di Bisenzio, ovvero quello che ha scolpito il fiume Bisenzio nel suo primo tratto di corsa verso il mar Tirreno, dalle sue sorgenti, nel comune di Cantagallo, fino alla piana pratese.
Un territorio che dal punto di vista amministrativo – diviso fra i Comuni di Vaiano, Vernio e Cantagallo - comunque, comprende anche altri bacini idrografici, di torrenti le cui acque finiscono nel Mar Adriatico: quello della Limentra Orientale, che coincide col confine nord occidentale del Comune di Cantagallo, e quello del Setta, al margine settentrionale del Comune di Vernio.
Un po’ di storia. I primi insediamenti documentati in Val di Bisenzio sono riconducibili agli Etruschi: si suppone (come dimostrano diversi reperti recuperati dagli archeologi) che proprio dalla Val di Bisenzio passasse la via di collegamento fra le città di Gonfienti, nel pratese, e di Marzabotto, nel bolognese.
Territorio di insediamenti romani, poi, e dei Longobardi, come dimostrano le desinenze di tante località e termini lasciati da questo popolo ( soprattutto legati alle professioni del bosco) rimasti di uso comune.
Nel medioevo la Val di Bisenzio è stata meta di ordini religiosi, che nella sacralità dei boschi decisero di fondare Pievi e Badie, e di famiglie aristocratiche, che costruirono roccaforti e torri di avvistamento: il territorio di confine ben si prestava ad insediamenti strategici. Dal Rinascimento in poi, nobili e alta borghesia di Firenze, del nord Europa e dei paesi anglosassoni videro nella Val di Bisenzio un territorio interessante per la salubrità dell’aria (data dall’altitudine), per la ricchezza boschiva e per i terreni ben esposti che permettevano buoni raccolti. Dal 1600 in poi, varie ville padronali e residenze estive videro la luce: dalle colline attorno a Vaiano, agli edifici di pregio costruiti a Montepiano, fino alla Villa Guicciardini di Usella (precedentemente dei Bardi).
Contemporaneamente, la ricchezza d’acqua rappresentata dal Bisenzio e dai suoi affluenti, contribuì alla nascita di una fiorente industria tessile, che prosegue tutt’ora. Si suppone che i primi opifici nel territorio dell’attuale provincia di Prato siano nati proprio in Val di Bisenzio, il che ne fa la “culla” del tessile.
Dal punto di vista paesaggistico, già dall’imbocco della valle alla Madonna della Tosse, al confine con Prato, si inizia ad osservare il contributo umano alla conformazione del territorio: ulivi, in basso, lasciano il posto a castagneti che poi, verso i 700/800 metri degradano in faggete. Campi tutt’ora coltivati e costellati da vecchie coloniche sono rimaste a ricordo degli antichi poderi coltivati a mezzadria.
Nel fondovalle, il Bisenzio, le aree urbane, artigianali ed industriali.
Una natura selvaggia e ricca in biodiversità animale e vegetale caratterizza le 4 aree Natura 2000 del territorio: il Sic dell’Appennino Pratese (che comprende la Riserva Naturale Acquerino Cantagallo), il Sic del Monte Ferrato e Monte Iavello, il Sic della Calvana. Sui crinali del massiccio della Calvana, poi, una presenza che lo rende il territorio quasi unico nel panorama europeo: cavalli selvaggi, riprodottisi allo stato brado, vagano liberi pascolando sui prati di crinale.
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