Si propone, come scopo, la promozione sotto ogni forma dello sviluppo culturale, turistico, sociale, naturalistico e sportivo dilettantistico del territorio della Val Bisenzio.
Se hai qualcosa da chiedere, sulla Val di Bisenzio, come itinerari, curiosità o cose da fare o da vedere, non esitare a contattarci, cercheremo di darti i nostri suggerimenti!
Un ringraziamento speciale a chi ha collaborato per foto, testi e suggerimenti:
Lunghezza: 5,1 km
Partenza: Pro Loco Gavigno (745 m)
Arrivo: Pro Loco Gavigno (745 m)
Difficoltà: EE (Escursionistico esperto)
Tempo di percorrenza: 3 ore e 10 min
Quota massima: 845 m
Pendenza massima: 50%
Pendenza media: 17%
Dislivello positivo massimo: 303 m
Dislivello negativo massimo: 402 m
Il torrente Carigiola è il più importante affluente del Bisenzio e si trova alle propaggini occidentali della Val di Bisenzio, all’interno dell’area protetta Alto Carigiola e Monte delle Scalette. Da sempre zona di confine, la Val di Carigiola con i borghi di Gavigno e Peraldaccio, ha rappresentato per secoli il principale collegamento con il pistoiese attraverso la Val di Limentra. Le impetuose acque del torrente alimentavano i mulini più frequentati della valle per la macinazione delle castagne. Presso il Mulino di Genesio negli anni Venti del Novecento nacque un'esperienza particolare: una centrale idroelettrica che, grazie alle acque del Carigiola, portò pioneristicamente la luce elettrica nei borghi montani dell'Appennino. Nell’estate del 1944, durante il drammatico periodo del passaggio del fronte, proprio sulle sponde del Carigiola, in particolari anfratti rocciosi chiamati ‘Le Rocche’, intere famiglie di Gavigno e Cavarzano trovarono rifugio dalle violenze nazifasciste. Queste grotte naturali furono attrezzate con materassi per dormire, una grande pietra che serviva da tavolo e addirittura un forno per cuocere il pane per tutta la comunità.
Il sentiero si snoda attraverso paesaggi caratteristici dei boschi appenninici ideali per gli amanti della natura. Partendo dall'imbocco del sentiero, ci si immerge in una densa foresta di alberi di faggio (Fagus sylvatica L.). Man mano che si scende, queste formazioni lasciano gradualmente il posto a diverse specie, come il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.) e il cerro (Quercus cerris L.). Queste si ergono lungo le ripide pareti rocciose, testimoni della forza e dell'adattabilità della natura, mescolandosi tra loro o creando delle formazioni pure di una sola specie. Dalle balze rocciose si ha una vista spettacolare sul paesaggio circostante. Nelle parti più basse del sentiero, nei freschi fondovalle, si aprono, alternati al carpino nero, vari nuclei di castagno (Castanea sativa Mill.). Un tempo, queste aree erano dedicate alla coltivazione del castagno da frutto, testimoniando la presenza dell'uomo e la sua interazione con l'ambiente circostante. Oggi, i resti di queste coltivazioni abbandate e divenute veri e propri boschi, offrono un'ulteriore bellezza al sentiero, con gli alberi di castagno secolari che si ergono come guardiani silenziosi di un passato ricco di vita e lavoro.
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