Si propone, come scopo, la promozione sotto ogni forma dello sviluppo culturale, turistico, sociale, naturalistico e sportivo dilettantistico del territorio della Val Bisenzio.
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Un ringraziamento speciale a chi ha collaborato per foto, testi e suggerimenti:
Il sentiero - a cura di Mauro Torlai e Mario Vignolini e il gruppo di ricerca Associazione 6 Settembre, Associazione Volontari C.S.N., ANPI sezione “Brigata Buricchi” , Sentieri Partigiani, Gruppo Trekking Storia Camminata di Montemurlo, Circolo ARCI 29 Martiri, Unione Speleologica Pratese e CAI di Prato - ripercorre le tracce dei partigiani della Brigata Buricchi che si erano rifugiati sul Monte Javello e che scesero a Figline dove, il 6 settembre 1944, furono impiccati dai nazisti che erano ad attenderli.
Il sentiero è segnalato dai cartelli che riportano le indicazioni "Il Tramonto di un'Alba" e "TA"
Il percorso
Parte dal
Pian delle Vergini (1) sulle pendici del Monte Javello il sentiero con
interesse storico-naturalistico che denominiamo: Tramonto di un’Alba.
Il
punto di partenza è il campo-base che ospitava dal 24 Febbraio del 1944
la formazione partigiana Orlando Storai poi divenuta Brigata Buricchi,
in memoria dei partigiani coinvolti nell’azione presso la stazione di
Carmignano l’11 Giugno del 1944.
Il sentiero attraversa il crinale
che divide i Comuni di Montemurlo, Vaiano, Cantagallo e Prato e percorre
la dorsale del Monte Javello che ha mantenuto caratteri vegetazionali
di indiscusso valore naturalistico, spicca la presenza del Faggio che
spesso incontriamo con grandi esemplari ad alto fusto.
Incamminandoci
verso Est effettueremo una sosta obbligata dalla sua importanza, al
Pian dei Massi (2), caposaldo e punto di osservazione della Brigata, qui
i partigiani fecero “sventolare una grande bandiera color rosso ben
visibile” anche a distanza (cit. G. Papi).
Punto di avvistamento
mozzafiato nitido perché sporgente e spesso privo di vegetazione, oggi
utilizzato anche dagli amanti del Parapendio.
Nelle giornate limpide
si possono apprezzare ad est la Retaia e i Monti della Calvana, a
nord-ovest le Cavallaie, mentre a sud le “tre gobbe” del Monteferrato
oltre le quali a circa 20 Km di distanza si intravede la catena che
forma il Montalbano e declina nei Colli medicei.
Lasciandoci alle
spalle lo Javello e proseguendo verso Sud, ci imbattiamo con la prima
difficoltà denominata la “direttissima” che con il suo importante
dislivello può mettere in difficoltà non solo i principianti.
La
bellezza del paesaggio di Prato Tondo però ripaga degli sforzi nel
raggiungerlo grazie agli scorci panoramici sull’ampia vallata
sottostante.
L’esercito nazista lo scelse per piazzare la contraerea
al fine di ostacolare le incursioni delle “fortezze volanti” alleate nel
tentativo di colpire la linea ferroviaria appenninica Prato-Bologna.
A questa quota troviamo estesi boschi di latifoglie con Roverella, Cerro, Carpino nero e Castagno.
Anche
se le pendici della montagna sono state profondamente modificate
dall’uomo, adattandole a colture agricole in particolare dell’olivo,
hanno mantenuto quel fascino inconfondibile ed unico del nostro
Appennino Toscano.
Si scende leggermente proseguendo verso Sud, e
mantenendosi sulla sinistra, inoltrandoci nel fitto bosco, si taglia a
mezza costa il rimanente versante Sud-Est del Monte Javello.
Facendo
una breve deviazione, lasciandosi alle spalle il sentiero, troviamo
l’abitato di Bruceto dove è consigliata la sosta davanti alla “casa
rossa” di Menghino, determinante protagonista dell’antifascismo e della
Lotta di Liberazione locale.
Tornati al sentiero si procede per il
Passo della Collina (3), un importante crocevia usato nella ritirata
dalle truppe nazi-fasciste, in quanto la via per Bologna nella Valle del
Bisenzio era inutilizzabile.
Nel tentativo di rallentare l’avanzata
Anglo-Americana in prossimità della Linea Gotica vi erano molte zone
minate dai tedeschi e rese impraticabili dai continui bombardamenti
degli stessi alleati.
In alternativa, se dal medesimo Passo
proseguiamo verso destra, quindi Ovest, possiamo raggiungere la “Quercia
dei Termini” già Comune di Montemurlo, incontriamo la vecchia chiesa di
Albiano e poco distante arriviamo alla “Fattoria del Barone” meglio
conosciuta come la Bottega del Nebbia, altra figura importante per la
logistica e la stessa sopravvivenza dei partigiani, protagonista di
alcuni salvataggi e recuperi di opere d’arte trafugate dai tedeschi
nella zona.
Tornati di nuovo sul nostro sentiero, dal Passo della
Collina ci s’incammina verso i “Rinserrati” (4), per un breve tratto
segnalato dai volontari del C.A.I. come n° 10 che conduce al Mausoleo di
Malaparte sul Monte Le Coste, chiamato dai pratesi Spazzavento.
Dai “Rinserrati” si prosegue in direzione Sud, immettendoci di nuovo nella fitta boscaglia.
Da
qui il giorno 5 Settembre del 1944, per mettere in sicurezza
l’imminente discesa della formazione, furono sistemate trenta sentinelle
armate, luogo dove i russi “disattendendo ordini precisi, tagliarono i
fili telefonici” (cit. Carlo Ferri).
Con questo breve dislivello
percorriamo il modesto rilievo del sentiero a mezzacosta sul Poggio alle
Croci nel bosco di latifoglie, totalmente invaso da una pineta di alti
pini marittimi sotto la quale prosperano le maggiori specie della
macchia mediterranea, come il Leccio, la Brentine, il Pungitopo e il
Vincetossico, ancora oggi un vero paradiso naturale.
Ripartiamo
sempre verso Sud in direzione Cerreto (5). Appena fuori dalla macchia,
ad Ovest, guardando Monte Lopi, troviamo a breve distanza un piccolo
avvallamento naturale denominato “Le Prata”.
Attraverso ricerche storiche incrociate e testimonianze orali, possiamo indicare come probabile scelta, compiuta dal Maggiore Mario Martini* e Armando Bardazzi*, perché adatta a ricevere gli avio-lanci alleati in favore della Brigata Buricchi annunciati da Radio Londra col messaggio in codice “Beatrice ti saluta”.
Con un geniale meccanismo di fari alimentati da batteria la Brigata partigiana, il 2 Giugno del 1944, ha potuto far paracadutare quasi in sicurezza, cibo, denaro, sigarette, armi e munizioni, assieme a cinque paracadutisti e una preziosa ricetrasmittente.Procediamo oltre il "Sasso del Diavolo" ed arriviamo nei pressi dell'abitato di Cerreto, che già dalla fine di Agosto, ospitava numerosi soldati germanici in ritirata. Si costeggia la Chiesa lasciandola a sinistra, dove incontriamo un tratto denominato "Sentiero Aurora" che ci porterà fino al Casone.
Scendendo, ci dirigiamo in direzione Pesciola (6) prendendo il sentiero alla nostra destra. Una volta arrivati alla sua cascina è consigliata una sosta per ricordare la tragica scelta dei partigiani: "se proseguire o tornare ai Faggi", a causa dell'assenza dell'ultimo contatto che doveva condurli sicuri verso Prato.
Dopo la sosta ci dirigiamo verso il "Paretaio" (7). Passiamo in mezzo a Villa Monsanti e Villa Fossombroni, dove nei primi giorni di Settembre del 1944 già alloggiavano truppe tedesche.
Oltrepassiamo queste due Ville e siamo in località denominata "l Cipressi" (8).
Arriviamo "all'incrocio multiplo" dove passeremo attraverso alcuni "pali di cemento" che delimitavano una vecchia riserva di caccia di proprietà del Calamai, noto industriale pratese.
Adesso ci troviamo sul dorso di "Poggio Alto" (9), non sarà l'ultimo ostacolo che ci dividerà dalla nostra meta e lo scenderemo "in tralice a geleno", "fino ad arrivare dove oggi confluisce via 7 Marzo con via Cantagallo". (cit. Bardazzi) Nelle sue vicinanze un rifugio anti-aereo "ospitava" la popolazione durante i bombardamenti alleati, avvertita dalla sirena della formace del Felici.
Proseguiamo camminando ai margini del Torrente Vella, che costeggia il piccolo promontorio e attraversa via Cantagallo, allora quasi priva di case, all'altezza del ponticello di fronte la casa "del barrociaio Bardazzi e poco distante da Villa Mercatanti.
Qui a Pacciana (10), termina il sentiero partigiano "Tramonto di un' Alba". Qui a Pacciana si concluse la vita di alcuni partigiani.
Al nuovo Cippo ricordiamo il sacrificio di questi
morti in battaglia. Il rastrellamento che ne segue e la tragica cattura
dei partigiani sbandati e senza scampo è ormai Storia conosciuta.
Feriti e stremati, con le mani dietro la nuca, li condussero presso
Villa Nocchi per il "processo farsa" a cura di Karl Laqua, ex giurista e
funzionario dell'apparato di giustizia nazista, Maggiore del 1°
Battaglione del Reggimento Granatieri 756° della 334 Divisione di
Fanteria.
Mentre Prato viene liberata, i partigiani vengono condotti sotto gli archi di via Maggio. Era il 6 Settembre del 1944.
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