Si propone, come scopo, la promozione sotto ogni forma dello sviluppo culturale, turistico, sociale, naturalistico e sportivo dilettantistico del territorio della Val Bisenzio.
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La Val di Bisenzio è un territorio caratterizzato da una vasta copertura boschiva e dalla presenza di corsi d'acqua montani e collinari creando una grande varietà vegetazionale che ha portato alla creazione di una Riserva Naturale regionale (Acquerino-Cantagallo) e di due aree protette (Appennino Pratese e Monti della Calvana).
La vegetazione della Val di Bisenzio è caratterizzata da una grande diversità di specie arboree e arbustive, a seconda della quota, dell'esposizione e del clima, infatti, troviamo diversi habitat di interesse sia naturalistico che storico-culturale.
Nelle zone più elevate, tra gli 800-1000 metri di altitudine, dominano le faggete (Fagus sylvatica), foreste che si estendono su esposizioni nord e nord-est, più fresche, che si consociano spesso con specie come il carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed il castagno (Castanea sativa) oppure con il cerro (Quercus cerris) nelle aree più assolate. All’interno di questi boschi possiamo trovare anche specie sporadiche come l’agrifoglio (Ilex aquifolium), l'acero di monte (Acer pseudoplatanus) e il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia).
Di importanza particolare sono gli impianti artificiali di conifere, impiantati dagli anni 50 in poi a seguito dello spopolamento delle campagne, per contrastare l’abbandono dei pascoli montani. A queste quote troviamo impianti di douglasia (Pseudotsuga menziesii), un abete americano ben adattatosi al nostro clima, abete bianco (Abies alba), abete rosso (Picea abies) e pino nero (Pinus nigra). Grandi estensioni di questi impianti li troviamo principalmente sui rilievi sopra Montepiano, nel Comune di Vernio, dove sopra Loc. La Badia abbiamo impianti misti con tutte le specie di conifere, mentre sopra Loc. Risubbiani abbiamo impianti puri di douglasia che si estendono per oltre 700 ettari fino al confine di regione e di provincia.
Alle quote intermedie, tra i 500 e gli 800 metri di altitudine, prevalgono i castagneti, foreste spesso derivanti dall’abbandono dei vecchi castagneti da frutto ed in cui ancora oggi troviamo i testimoni di questo recente passato come le vecchie cannicciaie ed i castagni secolari.
La castanicoltura ha rappresentato una delle attività principali dei boschi della vallata fin dall’antichità; infatti, troviamo formazioni a castagno più o meno estese in tutta la vallata, dalle aree di Montepiano, Cavarzano e Luciana nel Comune di Vernio, a Migliana e Luicciana nel Comune di Cantagallo ed alle zone di Schignano nel Comune di Vaiano. La coltivazione delle castagne era infatti molto diffusa in queste zone, grazie alla resistenza del castagno alle condizioni ambientali difficili e alla sua capacità di fornire un nutrimento essenziale per la popolazione locale.
Sempre in questa fascia altitudinale, nelle aree più calde ed assolate, come i rilievi della Calvana, troviamo boschi di roverella (Quercus pubescens) che si sviluppano su esposizioni sud e sud-ovest. Anche in questa zona troviamo il carpino nero, che spesso colonizza le aree più fresche come i piccoli fossi e le vallate più strette.
Qui trovano spazio sempre impianti artificiali di conifere, principalmente caratterizzati dal pino nero, sopra gli abitati di Migliana e sulle aree di crinale della Calvana, e il pino marittimo (Pinus pinaster), quest'ultimo più diffuso nelle aree sopra Loc. Schignano.
Alle quote più basse, sotto i 500 metri di altitudine fino a circa 100 metri, si estendono i querceti mesotermofili di roverella a rose selvatiche (Rosa sempervirens) che via via scendendo di quota lasciano spazio a formazioni più mediterranee come l’orno-lecceta con roverella delle zone interne, formazione composta da leccio (Quercus ilex), orniello (Fraxinus ornus) e roverella.
Gran parte di questi boschi sono ancora oggi coltivati come cedui, forma di lavoro tradizionale del bosco, per la produzione un tempo di carbone, oggi di legname, paleria e materiale per l’edilizia; lavorazioni queste che hanno permesso non solo di mantenere un territorio fragile a livello idrogeologico ma anche la stessa biodiversità degli ecosistemi forestali, garantendo tutt’oggi al contempo la sostenibilità economica e ambientale di questi territori marginali.
Da menzionare sono anche le formazioni ripariali dei corsi d’acqua principali, come il fiume Bisenzio, in cui troviamo formazioni igrofili a salice (Salix alba) e pioppo (Populus spp.). La presenza della vegetazione ripariale arbustiva ed arborea lungo questi corsi d'acqua è fondamentale per la conservazione di questi ecosistemi fluviali, che risultano in ottimo stato di conservazione, soprattutto nella parte alta della vallata, dove l’attività umana è minore, per la qualità delle acque e la presenza di fauna acquatica, sia vertebrata che invertebrata.
Negli ultimi decenni, è presente anche una specie alloctona invasiva che ha colonizzato gran parte delle formazioni forestali e che si estende dalle quote più basse fino al limite delle faggete, si tratta della robinia (Robinia pseudoacacia) comunemente detta “cascia” che veniva piantata lungo le linee ferroviarie per il mantenimento delle scarpate e che ha un rapido accrescimento e diffusione anche per via radicale. Ad oggi la troviamo in numerosi boschi di castagno e carpino nero dove, quando prende piede, forma delle formazioni pure soppiantando la vegetazione autoctona locale.
Di particolare interesse inoltre sono le aree protette del territorio, con caratteristiche vegetazionali particolari ed uniche nel loro genere.
I Monti della Calvana sono una riserva di biodiversità eccezionale, in cui troviamo rare formazioni di carpino bianco (Carpinus betulus) una specie particolare del nostro territorio e che si sviluppa solo in determinati habitat ristretti e spesso isolati dalle aree di maggior attività umana. Anche a livello floristico la Calvana presente numerose specie di interesse naturalistico, come le giunchiglie (Narcissus jonquilla), un' orchidea selvatica, che sta pian piano scomparendo a causa dell’abbandono della pastorizia, attività umana che manteneva un habitat ideale per questa specie.
La Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo poi rappresenta, anch’essa un'area di grande interesse per la conservazione della biodiversità della valle. Qui, la fitta copertura arborea a faggio e castagno è solo raramente interrotta da prati-pascoli o arbusteti. In queste foreste, sono presenti esemplari arborei secolari, come era il monumentale faggione di Luogomano ed i secolari castagneti da frutto, alternati ad impianti arborei artificiali di conifere simili a quelli di Loc. La Badia a Montepiano. Di particolare interesse sono le faggete abissali del Trogola, boschi puri di faggio a bassa quota, sviluppatisi in aree con microclimi freddi che hanno creato un ambiente ideale allo sviluppo di questa specie di alta quota, creando dei paesaggi unici e particolari nel suo genere.
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